In questi giorni sono tornate le polemiche sulla mancanza dei lavoratori, stagionali e non. Da una parte c’è chi sostiene che i giovani non abbiano più voglia di lavorare, dall’altra chi lamenta gli stipendi troppo bassi. Nel mezzo, una complessità che nessuno vuole ammettere.
E subito ci si affanna nel trovare le colpe, i responsabili. I disoccupati accusano le imprese di offrire stipendi troppo bassi, le imprese accusano i disoccupati di essere ‘choosy’, per esempio non volendo lavorare nei fine settimana. A complicare il quadro c’è anche il reddito di cittadinanza.
In realtà tutti hanno ragione, ciascuno la propria. Basta farsi un giro nella realtà dei fatti e abbandonare la sterilità delle polemiche per accorgersene.
In Italia ci sono tanti ragazzi che lavorano anche 9 ore al giorno per 500 euro al mese. Ufficialmente sono in stage ma nessuno in realtà li segue. È solo manodopera a basso costo. Questo succede anche nelle grandi realtà. È facile capire la frustrazione di chi si trovi in questa situazione.
Al tempo stesso, ci sono ragazzi che “Io per 8 euro all’ora non lavoro“, senza che abbiamo mai lavorato. Come se fosse dovere del datore pagare a prescindere dalle competenze e dai risultati. Ma un mercato normale non funziona così.
È giusto parlare di diritti a cui corrispondono però sempre dei doveri. Invece, nel Belpaese, siamo pieni di persone che estremizzano: chi i propri doveri, chi i diritti.
Estremizzazioni agevolate dal dibattito pubblico.
Sembra che nessuno voglia davvero risolvere la questione, a meno che si creda che si possa trovare una soluzione senza che ciascuna categoria riconosca le proprie responsabilità.
Se mi paghi come dico io LAVORO come vuoi tu
Lavare a mano con acqua fredda (max 30°) al rovescio, cioè con la stampa rivolta verso l'interno.